Cue e la definizione

Non esiste una definizione di Cue, perché l’anima del Cue è l’anti-cristallizazione. Il presupposto è che le interazioni, le espressioni o le creazioni estemporanee innescate dal materiale che Cue mette a disposizione siano svincolate da una finalità artistica, e che rimangano piuttosto nell’ambito di una meno categorizzabile esperienza sociale. Per questo Cue non va considerata una performance collettiva. Ogni Cue è un Cue ben riuscito: affluenza o godibilità dell’evento sono secondarie alla sua sussistenza, il che emancipa i partecipanti da qualsiasi responsabilità ludica. Il gioco non sarebbe gioco se fosse imposto. Cue è uno spazio libero nel quale la gente può fare o non fare. Per contro, Cue vuole offrire a tutti i partecipanti la possibilità di fare o non fare a modo proprio, relativamente alle rispettive e differenti inibizioni, e nel totale rispetto di chi preferisca rimanere spettatore nonostante abbia compreso l’assoluta libertà d’azione concessagli.

Loft, teatri, spazi aperti o il bagno di casa: ogni luogo può essere lo scenario ideale di un Cue. Minore è la premeditazione, maggiore la vicinanza con l’intento del Cue. Per contro, chiunque è libero di attuare performance di qualsivoglia tipo, a patto di non rifiutare l’interazione. L’informazione non deve essere promozione: il Cue si sviluppa come un organismo, si espande ed esplora il proprio pubblico come un territorio delicato. Cue e il suo pubblico si compenetrano lentamente nel corso delle varie edizioni, senza urgenze, senza ambizioni di eventi memorabili. Più che al divertimento, Cue mira a concedere ai suoi partecipanti la possibilità di fare ciò che non farebbero in nessun altro evento, magari perché vincolati da retaggi sociali o da regole di coesistenza spesso obsolete: in altre parole, se al Cue trovi una torta, non devi necessariamente mangiarla, prova magari a dipingerla.

Ma il Cue non vuole essere caos, né visivo né sonoro. L’interazione non implica una sfida a esserci sempre, a giocare a chi più alza la voce: si ha interazione quando nulla predomina, quando rimane sempre uno spazio, visivo o sonoro, per l’ultimo arrivato. Usate il Cue con cautela, non è un medicinale, ma un’opportunità che non si ha altrove.

Manfredi Damasco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel Cue non si può parlare di pubblico. Il Cue è le persone che sono presenti al Cue. Non ci sono spettatori, non ci sono artisti.

P.

Anonimo ha detto...

Il pubblico è quello che determina il successo o meno di uno spettacolo, un concerto, etc.
In questo senso il CUE non prevede un pubblico, perchè al CUE non interessa il successo, "non è in vendita sul mercato".
Esiste comunque la libertà di assistere come spettatori, empaticamente presenti.
La libertà di espressione, alla base del CUE, da la possibilità anche agli artisti (o presunti tali) di essere parte di esso, nel senso che il CUE anche se non prioritariamente, penso che possa offire anche (e non solo) una possibilità di ricerca e sperimentazione "artistica", oltre
l'accettazione comune del termine.

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